Un altro modo di allevare gli animali da macello è possibile.
E Brescia ci sta arrivando, gradualmente, ma la strada è tracciata. Ne è convinto Giancarlo Picco, titolare dell’azienda di allevamento di famiglia che a Dello, nella Bassa, ha anche lo storico spaccio di carni e prodotti derivati “Redana”. Picco è stato anche delegato provinciale Giovani Impresa di Coldiretti Brescia.
«Molte aziende bresciane, fra cui anche la nostra, si stanno instradando verso la zootecnia sostenibile” conferma Picco, “Non sono ancora molte quelle che possono dire di aver raggiunto questo traguardo al 100%, noi ce lo siamo posto come obiettivo per i prossimi anni».
La strada è tracciata e molti degli allevatori che hanno deciso di intraprenderla hanno iniziato a “sistemare” in partenza uno dei problemi più annosi della zootecnia: il trattamento dei reflui. «E’ sicuramente un argomento spinoso per noi allevatori, ma in Lombardia si sta facendo molto a riguardo, è certamente una delle regioni più all’avanguardia su questo fronte. Fino a qualche tempo fa, i reflui zootecnici venivano smaltiti a spaglio sui campi che poi andavano rivoltati, ma la fuoriuscita di anidride carbonica, ammoniaca e metano è sempre stata un problema. Sia dal punto di vista ambientale, ma anche da quello dei residenti delle aree vicino ai campi» ammette Picco.
«Ora, invece, sempre più allevatori stanno introducendo la tecnica dello smaltimento interrato nel campo. In termini economici devi investire un po’ di più all’inizio, ma dà migliori risultati su tutti i fronti» spiega l’allevatore.
Alla cisterna dei reflui viene inserito un tubo che svuota il contenuto direttamente nel terreno, interrato alcuni metri. La terra di superficie verrà rivoltata solo dopo un mese, e nel frattempo cattivi odori e residui volatili saranno stati assorbiti dal terreno, che ne gioverà a sua volta.
«Questa tecnica migliora la qualità del campo anche da un punto di vista agronomico. È vero che ha un costo iniziale maggiore, ma tutta la filiera produttiva ne giova e ci sarà meno uso di fertilizzanti chimici che invece, a lungo andare, impoveriscono molto il terreno fino a renderlo quasi inutilizzabile».
Un’altra innovazione che molti allevatori bresciani stanno inserendo nel proprio sistema sono le ventole di areazione verticali che spingono l’aria dall’alto verso il basso e non fuori dalla stalla.
«Queste ventole migliorano molto il benessere dell’animale durante il periodo estivo – spiega Picco – e consentono agli odori e alle sostanze derivanti dalle deiezioni animali di restare maggiormente all’interno della stalla e non essere smaltite ancora una volta all’aria aperta».
Giancarlo Picco fa un’ultima annotazione sulla zootecnia sostenibile: «E’ sempre il consumatore con le sue scelte a influenzare le nostre decisioni. Se cerca sempre il prezzo della carne più basso, gli allevatori proseguiranno con gli allevamenti intensivi più vantagiosi e non saranno incentivati a orientarsi sulla zootecnia sostenibile”.