Ci troviamo a Capriano del Colle, in quell’area denominata il Montenetto lungo la Strada del Vino Colli dei Longobardi, un singolare altopiano posto tra i territori comunali di Capriano, Flero e Poncarale.
Largo e basso, il rilievo è frutto di un movimento sotterraneo avvenuto durante la glaciazione e successivamente modellato a forma di baule dalle alluvioni post glaciali che depositarono uno strato di sedimenti marini, che si sono trasformati nel corso dei secoli nelle caratteristiche argille che lo compongono.
La zona è DOC dal 1980 e negli ultimi anni sta regalando etichette sempre più sorprendenti…
Tra queste spicca in particolar modo Tenuta La Vigna, storica cantina di Capriano del Colle fondata nel 1981 da Ugo Botti, terza generazione di viticoltori, famiglia già presente in loco e dedita alla vigna sin dal 1870, ed oggi gestita magistralmente dalla figlia Anna, che ha dato ulteriore slancio all’azienda. Molto attenta alla sostenibilità ambientale, dai trattamenti in vigna, ridotti al minimo indispensabile, all’autonomia energetica, fino all’utilizzo di tappi in sughero monopezzo certificati pezzo per pezzo anti-Tca (per evitare il cosiddetto “odore di tappo”).
Otto gli ettari vitati, distribuiti tra Marzemino Sangiovese e Merlot per i rossi, Trebbiano e Chardonnay per i bianchi. Le argille del terreno, le temperature più basse rispetto alle aree circostanti e la scarsa piovosità contribuiscono a dare ai vini a bacca rossa pigmentazioni molto intense, sensazioni olfattive complesse, ricchezza in alcool e morbidezza, mentre ai i vini bianchi donano mineralità e sapidità.
La raccolta dell’uva è compiuta esclusivamente a mano. I grappoli sono deposti in piccole casse e portati alla cantina per la diraspatura e l’immediata pigiatura, al fine di conservare le caratteristiche del frutto.
Cercando un abbinamento territoriale, come a me piace, al tema della Polenta Taragna, la degustazione ha riguardato i rossi, dal Lamettino (Marzemino in purezza, tra l’altro un clone di Marzemino presente solo sul Montenetto) al Rubinera finendo col Monte Bruciato, entrambi quest’ultimi blend di uve Marzemino Sangiovese e Merlot.
La nostra attenzione si è soffermata in particolar modo su questi ultimi due, Rubinera Capriano del Colle Rosso Doc e Monte Bruciato Capriano del Colle Rosso Riserva Doc. Dopo una scrupolosa selezione dei grappoli, l’uva in piccole casse viene portata alla cantina per l’immediata diraspa-pigiatura.
Per quanto riguarda Il Monte Bruciato, da 4/5 anni si sta anche sperimentando l’appassimento, lasciando le uve in cassette per 20/25 giorni, dando al mosto estratto una concentrazione di aromi e zuccheri particolare. Il mosto e le bucce rimangono a contatto durante la fermentazione da 10 a 30 giorni e più, in funzione della varietà e dell’annata, al fine di estrarre al massimo colore, aromi e struttura.
L’affinamento avviene su “fecce nobili” in botti di rovere non nuove, per quanto riguarda il Monte Bruciato, acciaio/cemento per il Rubinera. E’ previsto un ulteriore anno di affinamento in vasche d’acciaio per i mosti di maggior qualità.
Prima della commercializzazione il vino si affina in bottiglia, in ambiente climatizzato, 90 giorni per Il Rubinera fino a 12 mesi per il Monte Bruciato. Nota particolare per quest’ultimo: la bottiglia degustata era un 2016, 4 anni di maturazione… ma ancora un giovincello, avendo potenzialità evolutive di decenni. Prima bottiglia prodotta 1997, attendiamo una bella verticale e vi saprò dire!
Il Rubinera 2018 si presenta con un bel colore rosso porpora, vivace, dai profumi di lampone e mora, elegante al gusto e avvolgente. Interessante tornare al bicchiere anche dopo parecchi minuti perché si apre ulteriormente, aumentando lo spettro dei profumi (profumi balsamici, ginepro, menta, timo…).
Il Monte Bruciato Riserva 2016 è il top di gamma della Tenuta per quanto riguarda i rossi. Si presenta con una veste rosso rubino, intenso. Subito notiamo che ha bisogno di tempo per mostrarsi, ed infatti lasciatogli il tempo adeguato per ambientarsi, dimostra la sua eleganza e finezza, con profumi intensi e ampi. E’ un vino con una struttura importante, legno mai invadente, una bella acidità che gli consentirà soltanto di migliorare col tempo: i quattro anni e oltre di maturazione sono solo l’inizio dell’evoluzione per questo vino che senza problemi può arrivare ai dieci, quindici anni e più…..
Tornando all’abbinamento, la questione è abbastanza semplice: la Polenta Taragna viene preparata con farine miste di mais e di grano saraceno cui si aggiungono burro e formaggi. Il vino rosso è dunque sempre l’abbinamento migliore, soprattutto se è abbastanza strutturato, ma non troppo, per reggere il confronto con il piatto; la morbidezza, la struttura e la spiccata aromaticità di questi piatti richiede un vino robusto, profumato, vellutato ed armonico proprio per esaltare la caratteristica cremosità dei formaggi.
Provati entrambi, ho trovato particolarmente adatto il Rubinera che ha tutte le caratteristiche adatte per abbinarsi ad uno dei piatti tipici della nostra tradizione bresciana. Buon appetito!