Aromatiche, commestibili, medicinali, ma cosa sono le erbe spontanee? Per molti “erbacce” infestanti da estirpare, salvo poi scoprire che alcune di queste sono più ricche di nutrienti – anche importanti – di verdure e ortaggi nutriti nell’orto e tutte rivelavano sapori interessanti.
La pratica erboristica nel bresciano ha radici antiche, anche se non sempre documentabili.
Ad esempio la Valcamonica può essere considerata come una delle “farmacie naturali” più rappresentative delle Alpi: tra le quasi 2.500 specie autoctone dalle proprietà officinali e terapeutiche. Ma a Brescia i bresciani hanno sempre raccolto erbe spontanee un po’ ovunque dalla montagna alla Bassa passamdo per i campi di collina.
Erano soprattutto le donne a tramandare questa conoscenza che viene documentata solo a partire dal secolo scorso grazie al botanico Nino Arietti con la sua autorevole opera Flora Medico-Erboristica. Un testo fondamentale non solo per chi vuole occuparsi di questa pratica, ma anche per chi analizza il territorio e la sua flora anche dal punto di vista economico e produttivo.
C’è stato un tempo in cui “andar per erbe” ha rappresentato per molte famiglie bresciane non solo una forma di integrazione alimentare, ma anche una rendita per chi l’orto non lo coltivava.
Oltre a Nino Arietti vanno ricortdati anche altri studi importanti compiuti, in epoche passate sulla flora bresciana, quelli di Elia Zersi, Ugolino Ugolini, Valerio Giacomini, Emilio Rodegher, Giuseppe Venanzi. Tutti hanno contribuito a vario titolo, con competenza e un’attenzione senza pari, a fornire la base necessaria per sviluppare in epoche successive i testi che ancora oggi vengono usati per riconoscere e classificare le varie specie di piante esistenti sul territorio.
Una pratica che nel corso degli anni e dopo il cosiddetto boom economico, si è andata perdendo, purtroppo anche in cucina.
Molte sono infatti le ricette della tradizione che richimano l’uso delle erbe spontanee.
Non solo primaverili come zuppe di ortiche o frittate agli asparagi selvatici.
Una buona bussola per orientarsi su cosa cercare e come trasformare il raccolto per portarlo in tavola è offerta da I quaderni del Parco Oglio Nord che in collaborazione con Regione lombardia hanno dato alle stampe un volumetto dal Titolo “Le piante selvatiche commestibili” con note sulle loro proprietà medicinali e ricette di cucina.
Come attrezzarsi
Portare sempre con sé una guida illustrata delle erbe più comuni da raccogliere, come un coltellino e una forbice. Non può mancare un cesto in vimini, una borsa o uno o più sacchettini di tela. Guanti, una bottiglietta d’acqua, scarpe comode.
Realizzate un erbario
Un’idea per annotarsi quello che si raccoglie e i luoghi di raccolta potrebbe essere quello di realizzare un erbario.
Si tratta di una raccolta di piante essiccate e fermate su fogli di carta. È il metodo più semplice per collezionare vegetali e permette la conservazione pressoché indefinita della forma e delle strutture degli esemplari, anche se deformate dallo schiacciamento.
Poche regole per rispettare la natura
Raccogliete solo erbe conosciute evitando luoghi inquinati;
Non razziate il sito;
Raccogliete solo la quantità che serve;
Tranne raccolte mirate, lasciate le radici nel terreno;
Lavate le erbe sul campo;
Imprtante non affidarsi comunque solo all’esperienza; se non siete più che sicuri di cosa avete colto prima di mangiarlo o condividerlo, chiedete sempre aiuto agli esperti botanici.
Come l’Associazione Botanica Bresciana attiva sul territorio dal 1990 che è possibile contattare per condividere idee, iscriversi ai corsi o chiarire dubbi all’indirizzo mail info@associazionebotanicabresciana.it