Esiste persino un aggettivo per indicarne la forma: ovoidale. Che ha, cioè, la forma dell’uovo.
Ma qual è la forma dell’uovo?
In realtà ne esistono più di quante si pensi e, pur avendo tutte una caratteristica “tondeggiante” in comune, sono ben diverse le une dalle altre.
Oltre al colore, alle dimensioni e anche alla consistenza che rendono un uovo immediatamente distinguibile da quello di un’altra specie, c’è chi si è messo a studiare perché le uova del gufo fossero quasi una sfera perfetta e invece quelle dei piovanelli a punta.
I ricercatori dell’Harvard Museum of Comparative Zoology hanno condotto una ricerca approfondita proprio sulla forma delle uova, ne hanno classificate cinquantamila appartenenti a 1.400 specie diverse di uccelli. Hanno persino creato un modello matematico utile a spiegare le geometrie possibili, l’Eggxtractor. Sono molti i parametri presi in considerazione dal modello matematico di Harvard, ma il risultato della ricerca, pur con diverse eccezioni, è apparso chiaro.
A determinare maggiormente la forma dell’uovo che contiene il pulcino sarebbe la capacità di volo della sua mamma. Se ad esempio l’uovo appartiene ad una specie che compie lunghe trasvolate, la mamma avrà necessità di mantenere il corpo il più affusolato possibile per essere naturalmente aerodinamico, quindi produrrà un uovo più allungato in grado di non allargare troppo il corpo della mamma durante il volo. Viceversa, gli uccelli più stanziali che si spostano per tragitti relativamente brevi produrranno uova più tondeggianti.
Fanno eccezione a questa regola le uova di struzzo e di kiwi australiano: entrambi gli uccelli non volano eppure producono uova a forma ellittica (ben più a punta di quelle tonde del gufo che, invece, vola più di loro).
L’aerodinamica non è tuttavia l’unico fattore determinante.
A plasmare la forma delle uova concorre anche la composizione della membrana (quel sottile strato che riveste il guscio dall’interno), la posizione della nidificazione (ad esempio gli uccelli che nidificano su costoni di roccia avranno uova più appuntite e meno adatte al rotolamento) e persino la “fisica della schiusa”.
La forma del guscio si è adattata nel tempo anche al tipo di pressione proveniente dall’interno, quindi è adatta a rompersi all’applicazione di una determinata forza.
Infine, le uova affusolate riescono a stare più vicine all’interno di un nido mantenendo più al caldo i futuri nascituri, fattore importante per le specie che hanno i nidi più esposti alle intemperie.
Anche in cucina la forma dell’uovo cambia. Basta solo pensare a come lo cuciniamo. Resta della sua forma se lo lasciano integro nel suo guscio ma cambia aspetto se lo cuciniamo fuori dal guscio intero oppure separando tuorlo ed albume. La forma perfetta è mantenuta nell’uovo sodo.