© ph. Matteo Marioli

Ogni stagione, la sua birra

Sfatiamo il mito che la birra debba essere bevuta solo con il solleone, possiamo dire senza ombra di smentita che la sua bevuta non conosce stagione. O meglio, che ogni stagione ha la sua birra!
Lasciando l’ultima parola al consumatore che ha sempre e comunque la facoltà di bersi un’intensa Imperial Stout a Ferragosto o di festeggiare l’arrivo del nuovo anno tra trenini e pinte colme di session ipa, è sempre più diffusa la tendenza al consumo di birre stagionali. Sono infatti queste birre che scandiscono il cambiamento dei bevitori, ormai consapevoli che “La birra non esiste, esistono le birre” (per citare il primo postulato del Maestro Kuaska), sempre alla ricerca di gusti nuovi, da adattare alle diverse circostanze.
Ecco allora che se l’estate è considerata da molti la stagione delle birre dal corpo leggero, con profumate esplosioni aromatiche, l’autunno con le sue calde tinte, ben si sposa con birre dal profilo maltato, gusto più morbido ed un corpo più rotondo.

birre d’autunno © ph. Matteo Marioli

Nella stagione autunnale anche i piatti si fanno più ricchi e gustosi, diventa quindi necessario trovare birre adeguate a sostenere la complessità delle pietanze.
Ricordo sempre con piacere i succulenti piatti della gastronomia tedesca, consumati durante il mio soggiorno a Francoforte, (nel periodo autunnale/invernale del 2014-15) ed è forse proprio questo il motivo che mi spinge ad associare l’arrivo dei primi freschi, a birre a bassa fermentazione, per lo più della tradizione tedesca.
Senza spingersi necessariamente in Baviera o Franconia, possiamo trovare interessanti “fedeli” riproduzioni di queste birre anche in Franciacorta.

LA PROPOSTA DI BAdeF
È a Rodengo Saiano che il BAdeF “brassa” da decenni ormai, una linea di birre standard che conta prodotti a bassa fermentazione, presenti tutti l’anno.
Tra le birre prodotte da Giordano e Sergio (i due soci fondatori) ne ho scelte due che accompagnano secondo me al meglio le giornate (e serate) autunnali: Arlisa, una Dunkel e Miss Bamberga, una Rauchbier.

La proposta autunnale di BAdeF © ph. Erika Goffi

Birre a bassa fermentazione, di chiara ispirazione tedesca: con il termine Dunkel si indica infatti una birra scura, con tonalità che vanno dall’ambrato carico al bruno, talvolta mogano, mentre il termine Rauch, “fumo” in tedesco, indica l’affumicatura a cui viene sottoposto il malto impiegato per produrre una birra con più o meno forti note affumicate.

LA DEGUSTAZIONE
Arlisa – la ricetta della Dunkel prevede l’utilizzo di malto Pils ed in aggiunta del Monaco, che regala intense tonalità ambrate/brune, i luppoli impiegati sono nobili tedeschi: perfetti per bilanciare la dolcezza del malto, che diventerebbe diversamente, eccessiva.
Nonostante la predominate parte maltata, che avvertiamo già dal primo sorso, il corpo della birra non è mai eccessivo e le sensazioni boccali regalate durante la bevuta, sono decisamente piacevoli. Il vero punto di forza di questa birra è, a mio parere, la contenuta gradazione alcolica, che consente quindi di bere questa birra a tutto pasto, anche in accompagnamento a ricchi piatti a base di carne, con contorno di patate e/o polenta, come potrebbe essere “l’arrosto della domenica con le patate al forno”.
Nasce dalla medesima ricetta la Miss Bamberga, ottenuta dall’impiego di una percentuale di malto affumicato (affumicatura fatta secondo la tradizione tedesca, con legno di faggio) che sostituisce parzialmente il base: le tonalità dei malti rimangono pressoché invariate, ma l’aroma ed il gusto sono decisamente diversi.
Questa Rauchbier regala delle lievi note che ricordano la scamorza affumicata e lo speck: sapori decisi che hanno bisogno secondo me di pietanze che possano bilanciare il gusto, come piatti in agrodolce, così da creare un interessante trittico tra l’affumicato della birra e l’acidità/dolcezza delle pietanze.
Frugifero e colorato, l’autunno ci regala tanti prodotti di stagione che anche i birrai locali hanno imparato a sfruttare al meglio!

LA PROPOSTA DI CURTENSE

La birra alla zucca © ph. Erika Goffi

Birrificio Curtense di Monterotondo è da anni ormai noto per la sua poliedrica produzione: birre ad alta, bassa fermentazione, birre speciali con frutta e spezie e birre che valorizzano i prodotti stagionali del territorio.
Due le birre brassate nel periodo autunnale da Christian ed i suoi aiutanti: birra alla zucca ed alle castagne.

LA DEGUSTAZIONE
Nella prima vi è un vero proprio intento di riprodurre una sorta di “zuppa di zucca”, aggiungendo nel mosto spezie quali cannella e pepe. Contrariamente a quanto si possa pensare la zucca non appesantisce la bevuta, perché la sua dolcezza è ben bilanciata, senza risultare stucchevole. Interessante l’abbinamento con piatti saporiti, per bilanciare il sapore dell’ortaggio, lievemente percepibile alla bevuta.
Sono svariate invece le ricette che portano alla nascita di una birra alle castagne. Considerata in passato “il pane dei poveri” la castagna è diventata oggi un prezioso prodotto che permette di realizzare tante prelibatezze non solo da mangiare…ma anche da bere!

Birra alle castagne di Curtense © ph. Erika Goffi

Elemento così fortemente caratterizzante del territorio, la castagna è presente un po’ ovunque lungo lo “Stivale” ed è per questo che sono diversi i birrifici artigianali italiani che hanno scelto da anni di mettere in produzione una birra alle castagne.
Una scelta che ha spinto in passato illustri esperti del settore, a chiederne il riconoscimento come “stile birrario italiano” … Salvo poi scoprire che in realtà, la primissima birra alle castagne è stata prodotta non da un nostro connazionale, bensì da un còrso!
I ragazzi di Curtense hanno più volte sperimentato (e sono certa che la loro creatività ci riserverà ancora soprese!) diversi modi per impiegare le castagne in produzione: miele di castagno, castagne abbrustolite, castagne esiccate. Svariate tecniche produttive che regalano ogni volta aromi e sapori diversi alle birre. Nelle loro produzioni si trovano i marroni di un’azienda di Serle, ma anche le “biline” di un bresciano trasferitosi sulle colline dell’Emilia-Romagna, dove ha aperto un’azienda agricola. L’impiego di quest’ultime richiede una tostatura minima di 72h, processo che regala altrettante piacevoli note tostate al prodotto finito.

 

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