© ph. Matteo Marioli

2022, anno internazionale del vetro

UN INTERO ANNO DEDICATO AL VETRO
Sai quale è il punto in comune tra il Neolitico e l’anno nuovo? Il vetro!
Usato come utensile fin da quell’epoca, questo materiale è strettamente legato alla storia dell’umanità e fa ancora oggi parte del nostro quotidiano. Nelle arti come in cucina.
Con l’avvio del 2022, celebrato dalle Nazione Unite Anno Internazionale del Vetro, non potevamo perdere l’opportunità di viaggiare nel tempo alla scoperta della sua affascinante storia, e di far il punto sul perché rimane uno degli strumenti di conservazione più sicuri e più sostenibili per gli alimenti (ma non solo) grazie ad alcune caratteristiche uniche che lo rendono naturale, sano, riciclabile ed ecosostenibile a un costo decisamente accessibile.
Sessanta parti di sabbia, centottanta di polvere di alghe essiccate e cinque parti di gesso” è questa è la ricetta più antica per produrre il vetro. Risale al 658 a.C. ed è ancora valida dopo 2.500 anni, perché ciò che nel tempo si è evoluto sono state solo le tecniche di produzione.
Questo materiale rappresenta tutt’oggi, nell’industria alimentare così come a casa, una soluzione ideale per la conservazione di cibi e bevande grazie alla sua neutralità e stabilità, alla facilità di pulizia, ma anche a quella garanzia di igiene data dalla compattezza della sua superfice non porosa.
Il vetro ci permette così di conservare i sapori facendocene apprezzare il gusto e ci permette di scoprire tutta la bellezza della trasparenza, che “alleggerisce” i volumi dei contenitori.

Contenitori di vetro © ph. Matteo Marioli

“Il 2022 – si legge nella risoluzione – sottolineerà il ruolo tecnologico, scientifico, economico, ambientale, storico e artistico del vetro nella nostra società, mettendo in luce le ricche possibilità di sviluppo delle tecnologie e il loro potenziale contributo per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile e delle società inclusive, raggiungere la ripresa economica mondiale e ricostruire meglio dall’epidemia di coronavirus”.
Per Assovetro, l’associazione nazionale degli industriali del vetro aderente a Confindustria, si tratta di un’occasione unica e irripetibile per sostenerne la promozione, nonostante «le difficoltà che si sono abbattute sulle nostre industrie per il boom dei costi energetici che possono mettere a rischio la stessa vita del settore» ha dichiarato alle agenzie di stampa Graziano Marcovecchio, presidente di Assovetro.
Dedicare il 2022 al vetro significherà, dunque, dare il via ad un anno importante per tutta la filiera. Un materiale antico, ma capace di interpretare tutte le sfide della modernità, da quelle ambientali a quelle tecnologiche.

UN PO’ DI STORIA

Ossidiana nera, il vetro vulcanico © ph. Matteo Marioli

In natura si trovano minerali vetrosi come la folgorite, l’ossidiana e la tectite, che si creano quando la sabbia di quarzo si scioglie per un forte innalzamento della temperatura provocato da fulmini o eruzioni vulcaniche.
Sembra che già 7000 anni a.C, l’uomo si servisse dei bordi affilati di questi minerali vetrosi come cunei o raschietti.
Plinio il Vecchio attribuisce ai mercanti fenici che si erano spinti in Siria il merito di aver appreso a fondere il salnitro delle rive sabbiose del fiume Belo, per mescolarlo alla sabbia e creare il vetro. Era il quarto millennio avanti Cristo. Da allora i fenici diffuserono la loro arte lungo le coste del Mediterraneo, fino a quando attorno al XV secolo a.C., gli egizi cominciarono a produrre i primi flaconi in vetro per gli unguenti, gli olii e le essenze profumate.

IL VETRO E LE TECNICHE

Già nell’Età di Augusto (44 a.C. – 14 d.C.) venne inventata la tecnica della “soffiatura” mediante  una “canna da soffio”, in sostituzione della colatura a caldo. Una rivoluzione che permise di produrre oggetti di spessore più sottile e dalle forme più varie.

Vetri romani delle necropoli bresciane esposti al Museo archeologico di Santa Giulia © ph. Matteo Marioli

Il secolo seguente, i romani riuscirono ad ottenerne la trasparenza inserendo nella miscela di vetro il diossido di manganese, e si aprì la strada alle prime bottiglie, ai lussuosi bicchieri e all’impiego del vetro sulle finestre “… ben povero si deve considerare chi non possiede una casa tappezzata con placche di vetro” scriverà Cicerone.
Nacque così la tradizione italiana del vetro, che portò Venezia nel corso dell’XI secolo a diventare il centro dell’arte vetraria in occidente, in particolare nella produzione e la lavorazione di un vetro estremamente limpido: il famoso cristallo. Messo a punto sull’isola di Murano, dove erano concentrati i forni per proteggere la città dei Dogi dagli incendi, il suo segreto di fabbricazione è stato mantenuto a lungo. In epoca rinascimentale, il livello di maestria e di raffinatezza dei cosiddetti «phioleri di Murano» era tale che la cristalleria divenne uno status sulle tavole della nobilita.

© ph. Matteo Marioli

Nel diciassettesimo secolo, prese avvio la produzione industriale delle bottiglie. Ma la vera innovazione tecnica che ne perfezionò l’industrializzazione fu quella del forno continuo a bacino che dal 1867 permette l’automatizzazione.
A seguire, nel 1903 negli Stati Uniti, venne sperimentata per la prima volta la macchina automatica per la soffiatura delle bottiglie, che prevede che la massa vetrosa venga aspirata nello stampo metallico e tagliata automaticamente.

VERO MATERIALE NATURALE
Inerte ed inalterabile, resiste agli attacchi degli agenti atmosferici o chimici. Offre ad esempio una resistenza all’uso con le più alte temperature che si possono incontrare in una dimensione domestica: parliamo di una resistenza meccanica fino a 400°C, quando un forno da cucina non supera i 280°C.

© ph. Matteo Marioli/Pedrini

In più, il vetro ha una bassa reattività chimica perché, contrariamente alla plastica, non contiene Bisfenolo A, un composto chimico potenzialmente dannoso per il corpo umano.
Il vetro è anche impermeabile e non reattivo. Consente quindi una migliore conservazione di cibi e bevande. Oltre a conservarne i sapori, mantiene inalterati anche i loro benefici per la salute, come quelli offerti dalle vitamine naturali e dai minerali. È anche facile da pulire, sterilizzare e riutilizzare. Non prende odore e non macchia.

Cosa dire della sua trasparenza, che permette in un batti baleno di vedere il prodotto contenuto che sia liquido o solido, in bottiglia o in vasetto.
Materiale ecologico per eccellenza, come ben presto scoprirono anche i i romani. Da vetro nasce vetro. Il vetro è l’unico imballaggio 100% riciclabile…. all’infinito!

E questo è un bene perché questo materiale non è biodegradabile e rimane per millenni senza smaltirsi, quindi è importante non gettarlo nell’ambiente e imparare come riciclarlo ( leggi qui  l’articolo).

© ph. Matteo Marioli

Ecco quindi che se ben differenziato il vetro contribuisce alla tutela dell’ambiente: infatti, una bottiglia usata permette di fabbricarne una nuova senza perdita di qualità o quantità, e questo ciclo può essere riprodotto all’infinito. Insomma, il vetro è l’unico materiale di imballaggio che può essere conservato, riutilizzato, raccolto ed esposto.

PER CONCLUDERE
La favola del vetro
– spiega ASSOVETRO in un videoracconto – comincia con una goccia, che forgiata dalle mani sapienti dell’uomo si trasforma…come andrà a finire? Clicca sul link del video per scoprirlo!

Il vetro, unico imballaggio 100% riciclabile…. all’infinito! © ph. Matteo Marioli

 

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