MAIS NERO SPINOSO2

Il riscatto del mais nero spinoso

Sono piccolo e nero, diceva il simpatico Calimero. È meno famoso, per ora, ma potrebbe dire la stessa cosa anche il chicco di mais nero spinoso, una varietà di mais antica scoperta all’inizio degli anni Duemila in Valle Camonica.
I suoi chicchi sono più piccoli, neri e con una caratteristica forma a goccia. Si può trovare solo in Val Camonica, fra i territori di Esine e Piancogno.
Oggi questa antica varietà di mais è iscritta nel registro nazionale delle varietà da conservazione grazie al lavoro di ricerca fatto da Unimont, l’Università della Montagna che ha sede a Edolo.

 

© ph. @ristorantemiravalleannunciata

Ma, a parte la forma e il colore che lo rendono unico, perché il mais nero spinoso è così straordinario? Facciamo un passo indietro.
Il mais nero spinoso è sempre stato coltivato nella frazione Annunciata di Piancogno da che i contadini del luogo ne hanno memoria.
La coltivazione in montagna che lo espone a temperature più basse, lo ha fatto mutare nel tempo regalandogli questo caratteristico colore che lo agevolava nel trattenere la luce, e la forma a goccia, più adatta di quella “classica” a scaricare a terra l’umidità in eccesso che altrimenti avrebbe prodotto muffe dannose.
Walter Letari, non è solo un esperto di storia locale e cofondatore dell’infopoint Annunciata, ma è anche uno dei ristoratori camuni che utilizza da sempre questa farina nel suo ristorante.
Il Miravalle, infatti, si trova proprio nella frazione dell’Annunciata e questo ha consentito a Letari di avere un ruolo attivo in questa curiosa storia:«Per noi il mais da polenta è sempre stato questo, non si sapeva che fosse un’eccellenza. – spiega il ristoratore – Era solo la famiglia Saloni a produrlo e tuttora uno dei suoi discendenti è uno dei due custodi del seme, l’altro si trova a Esine».
Necessari dunque i custodi del seme per evitare che la varietà si contamini con le altre, garantendo così le sue originali caratteristiche.
Lo stesso Letari ha conservato per diverso tempo le pannocchie di mais nero spinoso, tanto che l’Università della Montagna di Edolo è arrivata fino a lui per ottenerne alcune da studiare e analizzare.
Grazie agli studi di Unimont si è scoperto che questa varietà di mais, che esiste solo in questo angolo di Valle Camonica, contiene molti più antiossidanti della classica gialla, ed è in grado di prevenire malattie croniche. Le ricerche dell’università hanno acceso l’attenzione politica e mediatica intorno a questa coltivazione, tanto che i Comuni di Esine e Piancogno sono riusciti a inserire il mais nero spinoso nel cluster dedicato ai cereali di Expo 2015.
Ma soprattutto, e cosa ancora più importante, i risultati ottenuti da Unimont sulle caratteristiche del mais, la sua particolare resistenza al clima montano e il fatto che sia una varietà pura e che non necessiti dell’uso di pesticidi per essere coltivata, ha risvegliato l’interesse anche dei coltivatori della zona.
Così da qualche anno vengono distribuiti gratuitamente dei semi agli agricoltori che ne fanno richiesta ma che, tassativamente, coltivano il mais nei territori di Esine, Piancogno, Berzo Inferiore, Bienno, Prestine, Cividate Camuno, Malegno, Borno, Ossimo, Lozio, Darfo e Angolo.

Da un progetto di sperimentazione alla produzione di una varietà perduta.
Ecco come Walter Letari racconta per il #BancoDeiSapori oggi Sapori di Valle Camonica l’affascinante storia del mais nero spinoso.

Lo sapevi che dal 2018 è stata fondata l’associazione no-profit “Mais Nero Spinoso” per valorizzare e promuovere questo tradizionale e unico tipo di mais coltivato dal 1800 nella piana di Esine e Piancogno, che mantiene immutate le sue caratteristiche da allora.

Condividi l'articolo