Sembra di sentirlo ancora / dire al mercante di liquore
“Tu che lo vendi cosa ti compri di migliore?”
Fabrizio de André
La storia del limoncello è incerta. Presumibilmente comincia già in epoca Romana, con i limoneti di Pompei, fino ad arrivare a Capri e la Costiera Amalfitana. Di certo è Capri che può fregiarsi della registrazione del marchio “Limoncello”, dove si narra che la signora Maria Antonia Farace agli inizi del 1900, in una piccola pensione dell’Isola Azzurra, curava un rigoglioso giardino di limoni e arance, da cui estraeva un delizioso liquore. Altri, invece, ritengono che la ricetta sia nata all’interno di un convento monastico per deliziare i frati tra una preghiera e l’altra.
Come spesso accade in queste circostanze, la verità è nebulosa e le ipotesi sono tante e suggestive.
Noi siamo andati a Gargnano, sulla riva occidentale del Lago di Garda, dove grazie ad un microclima particolarmente clemente dovuto agli influssi del lago stesso, possiamo ancora trovare mirabili esempi di strutture architettoniche introvabili altrove, le Limonaie.
Ad inizio ‘900 erano più di quattrocento le limonaie attive a Gargnano, delle quali abbiamo una testimonianza in una bellissima stampa di inizio secolo scorso che fa bella mostra di sé proprio all’entrata della limonaia La Malora.
Questa è una delle pochissime limonaie ancora in piena efficienza, il cui nome, lungi dal portare sorte avversa, deriva dal corso d’acqua che scorre accanto. Da cinque secoli continua a produrre limoni, grazie al lavoro e alla passione di Giuseppe Gandossi prima e proseguita ora dal figlio Fabio. Il padre acquistò anni orsono una fattoria abbandonata e cominciò col coltivare i pochi alberi sopravvissuti e impiantandone altri provenienti dalle altre limonaie ormai abbandonate.
Metodi di coltivazione tradizionali: tutto qui, dall’irrigazione alla termoregolazione, è pratica antica.
Durante il tour nella limonaia Fabio attira la mia attenzione su numerosi vasi di ceramica appoggiati accanto agli alberi. «Mettiamo l’acqua qui e quando si ghiaccia, capiamo che è troppo fredda per il limone, quindi accendiamo fuochi per riscaldare gli alberi» spiega.
Ventidue piante di limoni disposte su 3 livelli, alcune anche centenarie, di varietà Madernina, una qualità autoctona del lago di Garda.
Ogni pianta può arrivare a produrre più di mille limoni in un anno, in due fioriture, primavera ed autunno. Gli alberi di limone sono innestati sull’arancio amaro, pianta molto comune da queste parti, più resistente al freddo e alle malattie.
Alla fine della visita dell’affascinante struttura, arriva il momento tanto atteso della degustazione dei suoi prodotti.
Quattro le tipologie di liquore degustate, nel giardino adiacente la casa di Fabio, tra le muraglie che cingono la limonaia e da dove sbucano gli arbusti di cappero. Fatto con solo acqua, zucchero, alcool di cereali e scorza di limone, ci vogliono circa 20 limoni per fare un litro di limoncino (qui si dice limoncino non limoncello!).
Gandossi produce due limoncini: uno giallo ed uno verde.
Quest’ultimo, prodotto solo a Gargnano, si ottiene dalla scorza dei limoni verdi. «Quando si tagliano i rami, ci sono dei piccoli limoni verdi, che non sono pronti – spiega Fabio – invece di buttarli via, facciamo del limoncino verde».
La tradizione vuole che i giardinieri un tempo, quando tagliavano i rami delle piante di limoni, tenessero per sé questi limoni piccoli e verdi, non commerciabili, e vi facevano un liquore per uso privato.
Sorride e mi fa cenno di provare il liquido color verde trasparente. È piccante, intenso, ma anche delicatamente dolce: una risposta pungente alle varietà zuccherine sorseggiate lungo la Costiera Amalfitana.
Il limoncino classico si ottiene dall’infusione di piccole scaglie di scorza dei limoni maturi, lasciate a contatto con l’alcol da uno a tre giorni. Questo è il tempo necessario per estrarre tutti gli oli essenziali dalla scorza di limone. Meno si lascia a macerare e più fresco sarà il risultato finale. Una volta tolta la materia prima, viene aggiunto uno sciroppo di acqua e zucchero e dopo circa due settimane è pronto per essere imbottigliato. Una gradazione attorno ai 27°, un’acidità mai scontrosa, delicato, con una persistenza aromatica molto lunga.
Ricalcando poi sempre le tradizioni locali, oltre al Limoncino, che di certo è il prodotto più rinomato, La Malora propone anche altri liquori, per esempio a base di mandarino o arance, marmellate e sciroppi arrivando così a offrire una gamma varia e qualitativamente eccellente. Buon assaggio!
Lo sapevate che nel 1913 lo scrittore inglese David H. Lawrence, che soggiornò tra il settembre del 1912 e la primavera del 1913 a Gargnano, dove vivrà per 6 mesi nella frazione Villa, pur lamentandosi per il prezzo ritenuto caro dei limoni gardesani, ne raccontava garantendone «la squisita fragranza e il profumo straordinario». Buoni oggi come allora!