© ph. Matteo Marioli

Viaggio tra le vigne della Selva Lucana

Selva Lucana © ph. Matteo Marioli

“Bevi il tuo Lugana giovane, giovanissimo e godrai della sua freschezza. Bevilo di due o tre anni e ne godrai la completezza. Bevilo decenne, sarai stupefatto dalla composta autorevolezza2
Luigi Veronelli

La parte meridionale del Lago di Garda oltre ad essere primaria meta turistica soprattutto per l’Europa del nord, è anche terra unica per ciò che riguarda la coltivazione della vite. E’ la patria del Lugana, divenuto denominazione d’origine nel 1967 e ora uno dei più prestigiosi vini bianchi italiani.

Il Lugana Doc comprende cinque comuni, quattro nella provincia di Brescia (Desenzano, Lonato, Pozzolengo, Sirmione ) e Peschiera del Garda, ricadente nel Veneto. Al di là della topografia comunale, dal punto di vista vitivinicolo il territorio del Lugana è diviso sostanzialmente in due zone. La prima, più ampia, quella delle argille più coriacee, è di natura pianeggiante e si estende orizzontalmente lungo l’entroterra compreso tra Desenzano, Sirmione, una parte del comune di Pozzolengo e Peschiera.

Viti © ph. Matteo Marioli

Siamo nel cuore della Denominazione, con prodotti minerali e dallo stile più “lacustre”.
La seconda zona, di natura più collinare, con altitudini che non superano i 130 metri, si allunga dalla celebre Torre Monumentale di San Martino della Battaglia lungo una duplice direttrice: da un lato verso Pozzolengo e dall’altro verso Lonato.

 

I vitigni gardesani, sullo sfondo la Torre di San Martino della Battaglia © ph. Matteo Marioli

Qui le argille si fanno più sabbiose e i terreni più morenici (soprattutto verso Lonato), con buona presenza di elementi ghiaiosi: i vini risultano meno minerali, per converso più acidi e voluminosi. È davvero stupendo poter assaporare le differenze che pochi chilometri di terra riescono a conferire al vino, rendendolo un affresco unico e irripetibile, testimone di un territorio splendido.

STORIA e VITIGNO
Sembra incredibile che in questa zona un tempo vi fossero soltanto paludi e boschi, fu poi bonificata a partire dal 1500 dalla Repubblica di Venezia. Selva Lucana veniva chiamata dagli antichi romani. La presenza della vite in quest’area risale a tempi ancora più remoti, almeno all’Età del Bronzo, ed è documentata dai famosi vinaccioli di Vitis Silvestris ritrovati presso le palafitte di Peschiera del Garda. Un terroir perfetto per valorizzare le peculiarità di un’uva come la Turbiana o Trebbiano di Lugana. Parente stretto del Trebbiano di Soave, vitigno geograficamente non lontano, i cui vigneti però poggiano su un altro tipo di suolo, di origine vulcanica e non morenica, l’uva Turbiana è stata per lungo tempo anche apparentato con il Verdicchio dei Castelli di Jesi. Grazie alla consapevolezza delle proprie capacità e del potenziale del vitigno, ormai molte cantine vinificano la Turbiana in purezza. Ed è un trionfo per il Trebbiano di Lugana, visto che il disciplinare permette il blend con un 10% di vitigni tipici della zona, ma il fatto di credere in questo progetto sta dando coraggio a molti. Noi siamo andati alla ricerca di questi vignaioli, che potessero essere dei rappresentanti, ognuno con il proprio stile, delle varie caratteristiche della Doc.

Vitigni © ph. Matteo Marioli

CANTINE e VIGNAIOLI
Il viaggio è iniziato dall’Azienda Agricola Cobue, splendida realtà dell’area di Pozzolengo, la cui storia moderna di viticoltori nasce nel 1971 con la famiglia Gettuli. Riduttivo chiamarla azienda agricola, uno splendido wine resort, in cui ci si può rilassare immergendosi nella natura.

Cantina Cobue © ph. Matteo Marioli

Con la titolare Simona Castoldi abbiamo fatto un excursus della storia dell’azienda, dagli inizi con l’acquisto da parte del nonno della tenuta fino alla presente generazione che dal 2000 ha preso in mano le redini dell’azienda.

Simona Castoldi © ph. Matteo Marioli

Percorso che ha visto svilupparsi l’azienda in tre tappe dalla ristrutturazione della cantina, all’apertura del wine resort ed infine il recupero della casa colonica, un tempo infermeria austriaca ai tempi della battaglia di San. Martino. Venticinque ettari di cui diciassette vitati, principalmente vitigni autoctoni. Qui siamo nel cuore della Denominazione, i suoli sono argillosi, tipici di questa zona morenica, con presenza di scheletro, soprattutto nella frazione più alta del vigneto. Tre sono le versioni di Lugana in gamma.

Lugana © ph. Matteo Marioli

Il Monte Lupo 2020, fresco e fragrante, elegante; fiori e frutta bianca. Ottimo come aperitivo.
Sempre 100% uve turbiana, il Camp 8, unica annata prodotta ad oggi 2018, viene prodotto da uve di un singolo appezzamento, terreno diverso, più ghiaia e sassi che argilla, e lo si sente sia al naso che in bocca: sentori minerali, gesso, quasi di idrocarburi, caldo rotondo, sapido. Infine il 31 ottobre, ottenuto da uve lasciate maturare più a lungo sui grappoli.

 

Lasciamo Pozzolengo per dirigerci verso Sirmione, obiettivo Cascina Maddalena.

Cascina Maddalena © ph. Matteo Marioli

Facciamo la conoscenza di Mattia Zordan, che insieme ai suoi familiari conduce l’azienda di Lugana di Sirmione.

Elisa e Mattia Zordan © ph. Matteo Marioli

Si tratta di una realtà che gestisce 4 ettari di vigneti, quasi tutti di uve turbiana, dalla quale produce Lugana Doc di grande qualità, tipici, schietti e sempre fedeli alle caratteristiche dell’annata e del territorio. Sono vini freschi, dotati di una grande salinità, in cui è evidente la ricchezza aromatica, la polpa della materia prima. Tutte queste componenti sono mirabilmente armonizzate tra di loro e l’equilibrio che ne deriva conferisce grande bevibilità. Mattia è un vignaiolo molto determinato, con idee ben chiare e con l’obiettivo di fare vini di alta qualità. Il nome stesso e il logo del loro prodotto di punta, Capotesta con il disegno di un encefalogramma sull’etichetta nonchè logo dell’azienda, lo sottolinea. Il prodotto è il risultato della sua idea di fare vino.

Il terreno qui è argilloso, solo argilla come dice Mattia, carica di sali minerali che dà quella sapidità classica al Lugana. Al naso profumi di frutta a polpa bianca, croccante e succosa, una nota agrumata che sfocia poi in un gusto secco e sapido con un retrogusto di mandorla. Il Clay (in inglese clay significa argilla) ottenuto dai grappoli migliori, lasciati maturare qualche giorno in più rispetto al solito, ciò da più struttura e acidità.

Lugana © ph. Matteo Marioli

Fa due anni di maturazione, sulle feccie per un anno e un altro in bottiglia. Infine un metodo classico, il Leonardo, un extra-brut fine ed elegante, prodotto in 2500 bottiglie.

Terza tappa della giornata, ci spostiamo in località Pilandro, a pochi passi da Desenzano, presso La Rifra di Luigino e Claudio Fraccalori.

La Rifra © ph. Matteo Marioli

Qui i terreni sono un misto di argille e calcare, meno scheletro rispetto quelli di Pozzolengo. Diciannove gli ettari vitati, Trebbiano di Lugana e Marzemino, oltre a Cabernet Sauvignon , Merlot e Chardonnay.

Per la coltivazione dei vigneti, l’azienda non fa uso di sostanze diserbanti e si dimostra molto sensibile verso un utilizzo sostenibile delle risorse.

Luigino e Claudio Fraccalori © ph. Matteo Marioli

Qui troviamo il Libiam, 100% Trebbiano di Lugana, metodo di vinificazione tradizionale e controllo della temperatura in fermentazione, e affinamento di 4/5 mesi in vasca e di 2/3 mesi in bottiglia. Servito fresco, ha un aroma di agrumi e fiori, ed è ideale come aperitivo, con antipasti e piatti di pesce. Il Lugana Riserva Bepi 2018, nasce da un vitigno.

Lugana © ph. Matteo Marioli

Trebbiano di Lugana di oltre 40 anni, e viene sottoposto a periodo di affinamento di circa 2 anni in botte e 6 mesi in bottiglia. Bella struttura e acidità, morbido e delicato. PS. Ho avuto al fortuna di assaggiare il loro Nito, vino rosso da Cabernet sauvignon, Merlot e Marzemino….. deve essere imbottigliato tra poco… non perdetevelo!

Nell’ultima parte di questa faticosa giornata (!) faccio tappa all’Agriturismo Le Preseglie, da Cristina Bordignon, sempre a Desenzano, nelle immediate vicinanze della Torre di S. Martino.

L’Agriturismo Le Preseglie © ph. Matteo Marioli

La struttura è stata ricavata dalla ristrutturazione di un casale del 1800 nel rispetto dell’architettura rurale, in origine ospedale da campo d’epoca napoleonica. Passiamo il resto della giornata in compagnia di Cristina che ci racconta la sua filosofia di approccio alla produzione dei suoi vini, legata al benessere e alla natura: mai come ora si può trovare una corrispondenza tra visione della vita e ciò che raccontano i vini. Mai banali, vivi, dinamici, vibranti.

Cristina Bordignon © ph Matteo Marioli

La cantina è estremamente funzionale e tecnologica: si articola su due livelli per permettere al mosto di scendere a caduta nelle vasche sottostanti l’area destinata alla pressa. La fermentazione e l’affinamento avvengono in botti d’acciaio. Le uve vengono lavate e sanificate prima di essere pigiate, con l’obiettivo di ottenere il nostro “liquido odoroso” il più sano possibile. L’attuale produzione è di circa 60.000 bottiglie tra Lugana Doc, S.Martino della Battaglia Doc, Garda Merlot Doc e Metodo Classico. Due le versioni di Lugana: l’Hamsa Lugana Doc e Amrita Lugana Doc Selezione. L’Hamsa viene ottenuto da uva Turbiana raccolta in tre momenti diversi, una precoce una intermedia ed una tardiva. Ciò si riflette in bottiglia in un vino dal colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Profumi fruttati ed intensi con una leggera sfumatura agrumata.

Lugana © ph. Matteo Marioli

Gusto equilibrato, fresco e sapido. Il secondo è un vendemmia tardiva, un vino epifanico, tra quelli che ti stupiscono. I grappoli di Trebbiano di Lugana vengono lasciati maturare sulla pianta fino ad ottobre, affinché concentrino zuccheri e sapori, mentre l’acqua evapora.

L’Amrita nella mitologia induista è l’acqua della vita eterna, quindi elisir di lunga vita…. Prosit!

Grappolo d’uva © ph. Matteo Marioli

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