© ph. Matteo Marioli

Petra: passione bresciana che diventa gusto

Questa volta, complice una meritata vacanza, la squadra del Quinto Quarto è andata in trasferta.
In Toscana, a Campiglia Marittima, vicino all’antico borgo di Suvereto, in provincia di Livorno.
Potevamo lasciarci scappare l’occasione di visitare l’Azienda Agricola Petra, dove il prodotto è sì locale, ma il motore è bresciano? Ovviamente no!
Così anche noi ci siamo lasciati tentare dall’antico fascino etrusco delle colline metallifere della Val di Cornia rivolte sul Mar Tirreno, dove il paesaggio è puntellato qua e là di meravigliose suvere, querce da sughero e olivi.
Qui dove l’ingegno dell’architetto svizzero Mario Botta ci ha portato al centro della terra attraversando il cuore della collina.

Cantina Petra (Arch. Botta) © ph. Matteo Marioli

BORGO DI SUVERETO, IL FASCINO DELLE COLLINE TOSCANE E DELLA CANTINA PETRA

È qui che nasce Petra, in un parco di incontaminata bellezza, dove la famiglia Moretti (Bellavista, Contadi Castaldi, Tenuta la Badiola, Sella&Mosca) ha dato vita a un’emozionante architettura dedicata al mondo del nettare degli dei.
Una visione immaginata da Francesca Moretti già nel 1997, in seguito ad un viaggio in auto col padre Vittorio, un sogno perseguito con coraggio e pazienza.
Dalla Franciacorta alla Maremma. A seguito di quel viaggio Vittorio Moretti acquistò 60 ettari in località San Lorenzo e 45 a Campiglia Marittima.
In questa avventura, Francesca Moretti si è lasciata ispirare da una grande donna del passato che in questa zona già all’inizio dell’Ottocento vi si stabilì per avviare il primo nucleo di un progetto agricolo e vitivinicolo: Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone.

LA CANTINA
Costruita tra il 2001 ed il 2003 Cantina Petra oggi è una struttura avveniristica che tenta di raccogliere al suo interno le tradizioni della Toscana, ma che allo stesso tempo tende a differenziarsi dal paesaggio circostante.
Questo edificio geometrico risalta in contrasto col paesaggio ondulato delle colline che lo circondano.

L’esperienza in cantina de Il Quinto Quarto © ph. Matteo Marioli

Cantina Petra, non si distingue solo dal punto di vista architettonico, è la sua funzionalità ad attrarre la nostra attenzione tutta incentrata al processo di vinificazione: la parte sezionata del cilindro contiene dei condotti che servono per l’immissione delle uve nei serbatoi. Ovviamente tutti i macchinari che vengono utilizzati per produrre vino sono ultramoderni e efficienti.
Abbiamo trovato una grandissima attenzione all’impatto ambientale che mira a scartare il meno possibile del raccolto garantendo al tempo stesso livelli di qualità molto alti.
Ma la cosa più affascinante della Cantina è senza alcun dubbio la stanza in cui si viene a contatto con la nuda roccia.

Lo strato minerale del sottosuolo  © ph. Matteo Marioli
L’esperienza in cantina de Il Quinto Quarto © ph. Matteo Marioli

Una galleria a circa 35 metri di profondità al termine della quale, ci si trova fisicamente è nel cuore di questa collina, tanto da poterne toccare con mano le stratificazioni. Per arrivrci si passa dalla cantina dove vengono tenute tutte le botti a riposare.
In questa stanza vengono allestite anche mostre d’arte e degustazioni, scelta che conferma la passione della famiglia Moretti per l’arte. Altra impronta “bresciana” che collabora ad impresziosire la cantina sono le opere d’arte in legno di Giuseppe Rivadossi.

l’Altare di Rivadossi © ph. Matteo Marioli

La luce naturale penetra in tutti gli ambienti di questo corpo centrale dove si trovano al piano terra due scenografiche barricaie, le zone per l’invecchiamento, la sala acciai per la vinificazione, l’imbottigliamento e l’imballaggio; mentre, al primo piano, sono disposte la moderna zona di pigiatura e la centrale tecnologica.

IL VINO E LA DEGUSTAZIONE
Doverosa questa introduzione per una delle cantine più belle d’Italia, ma e arrivato il momento: concentriamoci ora sul vino.
Grazie alla collaborazione con Attilio Scienza, guru del settore vitininicolo, si è fatto un attento studio del terrioir, al fine di comprenderne le sfumature più diverse per valorizzarle ed esprimerle al meglio.

I vini Petra degustati © ph. Matteo Marioli

I vigneti sorgono su zone e superfici diverse, che è possibile dividere in 3 tipologie di suolo a seconda dell’origine e della posizione. Si trovano così nella zona più alta i terreni pietrosi, calcarei, poveri e siccitosi, a cui seguono suoli ricchi di manganese e metalli, sottoposti a fenomeni alluvionali ed erosivi, nella la parte più bassa si trovano invece i terreni ricchi di limo.
Oggi la cantina Petra propone bottiglie molto interessanti per equilibrio ed eleganza, meravigliosa sintesi tra finezza e potenza.

I vigneti Petra © ph. Matteo Marioli

L’azienda produce Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Sangiovese, Viognier (e un vino dolce, L’angelo di San Lorenzo) quasi tutti in purezza, in una prima linea identificata da etichette che riportano la sagoma della cantina e una linea nuova, prima uscita nel 2015, più giovane, Belvento (i vini del mare), le cui etichette invece raffigurano specie animali.

Il momento della degustazione © ph. Matteo Marioli

Le bottiglie che più mi hanno impressionato sono quattro.
HEBO
L’ annata degustata è il 2019. Il nome di questo vino rimanda alle radici storiche di Suvereto, Ebo era infatti la denominazione di un insediamento etrusco di antichissima origine. Le uve utilizzate per la realizzazione di questo grande vino sono per il 50% di cabernet sauvignon, per il 40% merlot e per il 10% di sangiovese. La fermentazione avviene in serbatoi di acciaio inox termo-condizionati con lieviti indigeni.

Hebo © ph. Matteo Marioli

Al termine del processo il vino viene collocato in fusti di rovere e una piccola parte in barriques di secondo e terzo passaggio dove completa l’affinamento. Quindi viene effettuato l’assemblaggio e si procede all’imbottigliamento. L’invecchiamento, di circa un anno, prevede fusti di rovere di Slavonia e una piccola percentuale di barrique usate. Altri 6 mesi di affinamento in bottiglia. All’esame visivo si presenta limpido, con un colore rosso rubino pieno e consistente. Al naso è intenso, complesso, fine con note di rose, ciliegie, mora, ribes nero, amarene, ma anche eucalipto e sentori di macchia mediterranea. In bocca è secco, caldo, abbastanza morbido, fresco, con un tannino levigato dall’affinamento, sapido. Di corpo, nel complesso equilibrato ma con una leggera prevalenza delle sensazioni dure, intenso e persistente.

COLLE AL FICO
Ho molto apprezzato il Colle al Fico 2018, syrah in purezza, vitigno che amo particolarmente e che, originario della Valle del Rodano, ha trovato nella mite zona costiera che da Suvereto scende verso il mare, le esposizioni ideali per portare a maturazione grappoli sani e ricchi di aromi. Colle al Fico è uno dei migliori cru aziendali, terreno argilloso e calcareo, ben ventilato dalla brezza marina. Le viti hanno un’età media di 17 anni e sono coltivate su terreni di matrice prevalentemente sabbiosa con presenza di calcare. La fermentazione si svolge in tini tronco-conici di rovere, con un periodo di macerazione sulle bucce di circa 25 giorni. Il vino sosta in barrique per 18 mesi e termina il percorso d’affinamento con altri 6 mesi in bottiglia. Alla vista si presenta con un colore rosso rubino cupo e brillante. All’olfatto esprime un bouquet intenso e ricco, con profumi di ribes nero, mirtillo, piccoli frutti a bacca scura, cenni di sottobosco, di erbe aromatiche della macchia mediterranea, affascinanti sensazioni speziate, che culminano in una decisa nota di pepe nero. Al palato ha una struttura importante, con una trama tannica fitta e aromi densi e avvolgenti, caratterizzati da un frutto maturo e da eleganti note evolutive derivanti dal lungo affinamento in legno. La chiusura è connotata da una fresca sensazione balsamica, a cui si unisce un ritorno su piacevoli e persistenti note speziate.

Vini © ph. Matteo Marioli

POTENTI
Altra bottiglia degna di nota è il Potenti, 2018, cabernet sauvignon 100%. La vigna da cui provengono le uve di cabernet sauvignon giova del rapporto equilibrato tra la componente argillosa e lo scheletro, oltre che dalla buona pendenza del terreno. Di colore rubino concentrato nel calice. Bello lo spettro aromatico, toni di confetture di more e mirtilli, amarene in sciroppo e poi una fitta coltre di spezie e tostature che ricordano il caffè, con accenni erbacei e balsamici. Palato possente, voluminoso, vigoroso, dai tannini copiosi e rotondi.

PETRA
Dulcis in fundo, il Petra, 2017, vino di punta della cantina. splendido vino composto per il 70% da uve cabernet sauvignon e per il restante 30% da uve merlot. In Petra hanno trovato espressione le connotazioni più apprezzate delle due varietà: l’eleganza e la morbidezza del merlot, che è sensibile alla siccità e quindi predilige i terreni collinari e freschi, e il carattere del cabernet sauvignon, che predilige suoli ricchi di scheletro, poco fertili e con buona capacità idrica.

Petra © ph. Matteo Marioli

Le uve vengono raccolte a piena maturazione (inizio settembre – inizio ottobre) e trasportate in cassette con capienza non superiore a 17 kg. La fermentazione si svolge naturalmente con lieviti indigeni e la vinificazione avviene in vasche di acciaio e in tini di legno di Rovere a temperatura controllata. L’affinamento avviene in barriques di rovere francese (Allier, Nevers e Tronçais) di tostatura media e leggera, nelle quali si svolge l’intera fermentazione malolattica. Di queste barriques il 90% sono nuove, mentre il rimanente 10% è di primo e secondo passaggio.

Le botti in cantina © ph. Matteo Marioli

Il periodo di invecchiamento prevede 18 mesi in legno e altrettanti mesi in bottiglia.
Di colore rosso rubino intenso, fitto e molto concentrato e limpido al naso si propone con una squillante sequenza di note di frutta in confettura (more, mirtilli, more di gelso, ciliegie nere) affiancata da note minerali. Sentori di eucalipto, mirto di macchia mediterranea, liquirizia e vaniglia. Note di cioccolato e caffè completano il bouquet. In bocca è potente, i tannini raffinati ben amalgamati con acidità, sapidità e alcol. Morbidezza e freschezza viaggiano di pari passo con una progressione accattivante. Lungo ritorno aromatico che svela l’anima mediterranea di questo vino. Vino giovane, che può tranquillamente essere lasciato maturare per parecchi lustri….

Questa la nostra proposta, a voi non resta dunque che l’onere e l’onore di scegliere il vino da abbinare ad una succulenta grigliata estiva!

 

 

La famosa scalinata realizzata da Botta che tende verso il cielo © ph. Matteo Marioli

 

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