Aes formae speculum est, vinum mentis.
I vitigni autoctoni sono in grande rispolvero e stanno riscuotendo un interesse molto ampio in questi ultimi anni, incontrando il favore di pubblico e critica.
Lo sviluppo di una certa sensibilità verso il proprio territorio, che va rispettato e rivalutato per le sue potenzialità, nonché l’obiettivo degli stessi vignaioli a ricercare la massima qualità dei loro vini partendo dalle uve locali, hanno portato a raggiungere punte di eccellenza notevoli.
Basti pensare al Verdicchio, vitigno autoctono delle Marche, che ha ottenuto pochi giorni fa uno dei premi più prestigiosi al mondo nella categoria vini bianchi.
Premessa dovuta perché siamo tornati in Valtènesi per l’abbinamento al piatto del mese per esplorare uno dei “nostri”, inteso come brescianità, vitigni autoctoni: Il Groppello.
A Moniga del Garda ospiti della cantina Costaripa, a metà strada tra Desenzano e Salò, dove Mattia Vezzola, maestro della vinificazione dei rosati, ha saputo dare interpretazioni in rosso coinvolgenti e ricercate del Groppello.
QUELLA SPONDA BRESCIANA DEL LAGO DI GARDA
Il vitigno Groppello Gentile appartiene alla famiglia dei Groppelli, un tempo diffusi in Veneto, Trentino (Val di Non) e in Lombardia (Brescia e Bergamo) in seguito sostituiti da vitigni considerati di maggior qualità, soprattutto in epoca post fillosserica. Ai giorni nostri è diffuso in particolar modo sulla sponda bresciana del Lago di Garda, dove è contemplato in purezza nelle Doc Riviera del Garda Bresciano e Garda.
Il termine Groppello è stato utilizzato fin dall’antichità per indicare varietà spesso assai differenti fra loro ma che presentavano la caratteristica comune di un grappolo con acini serrati, simile pertanto ad un “groppo”, che in dialetto significa nodo. Troviamo tracce di questo vitigno negli scritti degli autori latini più importanti, da Catone a Virgilio, a Plinio e Cassiodoro. Il Groppello è raramente vinificato in purezza, mentre spesso è usato in uvaggio con Sangiovese, Marzemino, e Barbera, ed è conosciuto proprio per l’utilizzo nella produzione dei rosati. Normalmente le uve coltivate in queste zone danno un vino dal colore rosso rubino chiaro e brillante, con leggeri profumi fruttati di buona corposità.
ZONA DI ELEZIONE
Terreni leggeri di origine glaciale che rappresentando il valore unico della biodiversità con circa 67 tipologie di suoli, che conferiscono ai vini della zona sapidità, armonia e complessità aromatica. Stiamo parlando in particolar modo della Valtenesi. Abbiamo già incontrato la Valtenesi in precedenti occasioni (leggi qui l’articolo). Terra di rosati per definizione che si estende da nord a sud tra i comuni di Desenzano e Salò, nel cuore dell’anfiteatro morenico sulla sponda bresciana del Garda. È un’area contraddistinta da un microclima unico, influenzato dal più grande lago italiano. Comprende due aree un tempo identificate come: “Riviera dei Castelli” e “Riviera dei Limoni” a significare la presenza di castelli medioevali e contemporaneamente il punto più a nord del mondo adatto alla coltivazione degli agrumi (leggi qui l’articolo). Terra baciata da 3000 ore di sole all’anno con brezze mattutine e serali che raffrescano e mantengono in equilibrio gli elementi naturali che ci regalano questa unicità climatica.
LA DEGUSTAZIONE
Ospiti di Nicole Vezzola, quarta generazione nell’azienda di famiglia Costaripa, siamo andati alla scoperta di questi vini rossi nati dalle uve groppello. Non c’è bisogno di grandi presentazioni, il padre di Nicole è Mattia Vezzola, è uno dei più importanti enologi italiani, riconosciuto anche a livello internazionale.
Confronto e Ricerca. Vezzola ha interpretato e reinterpretato il profilo sensoriale del Valtènesi Rosè, il vino più rappresentativo del Lago di Garda, rendendolo unico e contemporaneo seguendo la filosofia per cui “L’esperienza e la passione di un uomo possono rompere pregiudizi radicati nel tempo“.
Con questa caparbietà è riuscito col Groppello ha realizzare un capolavoro, il Maim (acronimo derivante dalle iniziali dei due fratelli Vezzola, Mattia e Imerio), Valtenesi Rosso doc, 100% groppello.
Già dall’etichetta Vezzola ha voluto esplicitare il carattere di questo vitigno: vi è rappresentata una lastra di marmo spaccata letteralmente in due. Rappresenta la volontà di Vezzola di “rompere” il pregiudizio che dal Groppello non si possa ottenere un grande vino rosso. Il Maim è evoluto per 12 mesi in piccole botti di rovere francese di terzo passaggio. Non si vuole che il liquido contenuto assuma i consueti e a volta banali profumi derivanti dalla maturazione in legno, questo serve solo per garantire la miglior micro-ossigenazione possibile. Imbottigliato nella seconda primavera successiva alla vendemmia, riposa poi in bottiglia per l’affinamento almeno 10 mesi normalmente dodici. L’annata degustata è stata la 2017, e al bicchiere si presenta con un raffinato vestito aranciato dai bellissimi riflessi lucenti.
Man mano che passavano i minuti, i profumi si evolvevano dalla frutta rossa e matura, al sottobosco, alle spezie (tipico di questo vitigno) fino al cuoio e all’orzo. Eccellente l’equilibrio con tannini dolci e fini, finale infinito che rivela una trama superba ed elegantissima.
Interessante è stato il confronto con il Castelline 2019, sempre 100% Groppello proposto da Costaripa, circa il 35% del vino matura in piccole vecchie botti di rovere bianco per circa 5 mesi. Vino meno complesso e ricco rispetto il Maim, di un rosso rubino vivace, brillante e profondo. Un profumo nitido e terso con delicate note speziate. Intensi sentori di viola, salvia, prugne, pepe. Ideale per arrosti e bolliti.