IL CAFFÈ IN VETRO, REALTÀ O FAKE NEWS?
Non è per niente insolito di questi tempi, quando ci si avvicina al bancone di un bar, sentire una richiesta che, fino a qualche anno fa, ci sarebbe sembrata stranissima: “per me un caffè al vetro, per favore!”
Vetro o ceramica…
Ma c‘è davvero una differenza così sostanziale tra bere il classico espresso in una tazza di ceramica o consumarlo in una tazzina di vetro?
PARTIAMO CON ORDINE
Prima di dare una risposta a questo quesito vorrei fare un po’ di chiarezza sul mondo del caffè, ed in particolare sul classico espresso all’Italiana.
Innanzitutto quando parliamo di caffè riferendoci alla bevanda stiamo commettendo un grossolano errore;
Il caffè è infatti la pianta dalla quale, attraverso mille peripezie e lavorazioni, andremo ad ottenere il nostro nettare in tazza (se di vetro o in ceramica lo vedremo poi).
La pianta del caffè è un sempreverde appartenente alla famiglia delle rubiacee ed al genere coffea che cresce a cavallo dell’equatore nella fascia compresa tra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno. Esistono in natura svariate specie di coffea, ma quelle che interessano a noi, per poter gustare un buon prodotto, sono fondamentalmente due:
La coffea arabica e la coffea canephora o, come è universalmente conosciuta, coffea robusta.
Entrambe le varietà portano al loro interno delle differenze organolettiche che andremo poi a rilevare nella degustazione finale, diciamo solo, per dovere di sintesi, che la coffea arabica è la principale componente aromatica del nostro caffè, dà origine ad una crema più compatta e persistente anche se meno alta, e dona al nostro espresso l’acidità che, contrariamente a quanto si possa pensare, se ben bilanciata, è considerata una nota positiva della bevanda.
La qualità robusta, che non ha significative capacità aromatiche (o comunque minori rispetto all’arabica) è la parte che dona un maggiore apporto di caffeina ed una nota amara, creando una crema più alta ma meno compatta e persistente.
Il frutto della pianta del caffè, la drupa, dopo essere stato raccolto al raggiungimento del giusto grado di maturazione, viene spolpato e ciò che rimane è un seme di colore verde azzurrognolo (nel caso di un seme di arabica) o giallastro (nel caso si tratti di un seme di robusta) che, dopo essere stato tostato, prenderà finalmente la forma e la consistenza del chicco che siamo abituati a vedere nei bar di tutto il mondo.
Il sapiente mix da parte del torrefattore delle due varietà, provenienti da differenti parti del globo, dà origine alla miscela che, in base alle percentuali di arabica o di robusta, donerà un gusto differente in tazza.
Viene semplice intuire a questo punto che quando chiediamo un caffè al bar, stiamo in realtà chiedendo al barista una pianta (che oltretutto ha un’altezza che varia dai sette ai dieci metri di altezza) e non la calda e gustosa bevanda che invece da ora in poi definiremo “espresso”.
Anche l’espresso, per essere definito tale, deve avere delle determinate caratteristiche tra cui la principale è quella di un’estrazione compresa tra 20 e 30 millilitri (25 è l’ideale) erogati in un tempo compreso tra i 20 ed i 30 secondi.
Ed eccoci infine arrivati, dopo un brevissimo excursus nel mondo del caffè alla questione iniziale: E’ meglio un espresso servito in una tazza di vetro o nella classica tazzina di ceramica? Ciascuno dei due contenitori ha delle proprie caratteristiche.
Nella tazza di vetro riusciremo certamente a vedere meglio il nostro espresso, raccogliendone tutte le sfumature di colore ed iniziando a degustarlo prima con gli occhi che con il palato, inoltre la forma più affusolata ed allungata crea una crema più alta e con maggiore persistenza. D’altro canto sappiamo che il vetro ha una minore capacità termica rispetto alla ceramica e quindi il caffè si raffredda molto più velocemente, ecco un altro motivo per cui l’usanza di bere caffè in vetro si è diffusa maggiormente nel Sud Italia dove l’espresso è consumato molto corto e bevuto velocemente, senza che abbia il tempo di raffreddarsi troppo.
I puristi del mondo del caffè, tra i quali rientra anche il sottoscritto, sono convinti che il metodo migliore per consumare un buon espresso sia la tazza di ceramica che, grazie all’evoluzione delle forme e dei materiali, dà la possibilità di mantenere inalterate tutte le caratteristiche dell’espresso e porta ad un’esperienza sensoriale migliore.
In conclusione, ora che abbiamo visto che differenza c’è tra caffè al vetro e in tazza, qual è il metodo migliore per degustare un buon espresso?
A patto che la miscela sia di qualità, la risposta è semplicissima: quello che preferite voi!!!