© ph. Archivio Fondazione Casa di Dio

I volti delle capre

Capre protagoniste nell’affresco di Palazzo Averoldi  © ph. Matteo Marioli

Capre e caproni hanno goduto di una reputazione altalenante nel corso dei secoli e fino ai tempi più recenti.
Per chi è cresciuto negli anni Ottanta del Novecento, le “caprette” per antonomasia sono quelle che “fanno ciao” ad Heidi: affettuose e simpatiche le tengono compagnia nell’alpeggio del nonno fornendo anche dell’ottimo latte. Sono parte di una racconto e di una dimensione idilliaca non sono troppo distanti da quelli proposti dalla letteratura pastorale latina e rinascimentale, nella quale l’ambiente bucolico è proposto come il luogo del bene e del bello.
Ben diverso è il destino degli animali in questione nel contesto cristiano e cattolico; in esso rappresentano il peccato in opposizione alle pecore che sono espressione simbolica del popolo di Dio. E come se questo non bastasse nelle cronache dei processi alle streghe – ce ne furono di terribili in Valle Camonica nel Cinquecento – si racconta spesso di come il diavolo intervenisse ai sabba in forma di caprone consolidando l’idea che capre e caproni siano il simbolo e uno dei possibili “travestimenti” del male e delle streghe.

La raffigurazione del Baccanale realizzata fra il 1550 e il 1555 © ph. Archivio Fondazione Casa di Dio

IL BACCANALE DI PALAZZO AVEROLDI
Per loro fortuna, nel modo greco e romano, si erano goduti secoli di notorietà come protagonisti privilegiati delle feste rituali in onore di Dioniso prima e di Bacco poi!
Si trattava di eventi piuttosto animati e affollati come ben si vede negli affreschi che ornano Palazzo Averoldi in via Moretto, 12 a Brescia dove si conserva proprio la raffigurazione di un Baccanale realizzata fra il 1550 e il 1555.

© ph. Matteo Marioli
Particolare dell’affresco © ph. Matteo Marioli

Lungo la base della volta del maestoso salone delle feste del piano terra, si sviluppa un corteo di danzatrici; uomini e donne abbigliati all’antica; satiri che, alternativamente, importunano le figure femminili o assistono al corteo in pose contemplative; bambini che saltano, fanno evoluzioni e cavalcano cani e capre. A dare continuità a questa disordinata e animata sfilata c’è un ricco festone carico di fiori e frutta di ogni tipo compresa una grossa anguria tagliata per mostrare l’interno. Molte delle figure sono rappresentate secondo scorci e prospettive ardite: sedute sui cornicioni sembra cha cadano nel salone sottostante, viste da sotto in su mostrano prima i piedi e poi i corpi, in uno degli angoli un uomo si lancia letteralmente nel vuoto forse spaventato dal drago che si trova accanto a lui; altri – uomini e animali allo stesso modo – girano le spalle agli osservatori.

Mirka Pernis © ph. Matteo Marioli

Il fregio con il Baccanale fa parte della ben più ampia decorazione della volta del salone che ha, al centro, un grande riquadro raffigurante il Carro di Fetonte visto da sotto in su con un suggestivo e potente effetto prospettico. A completare i dipinti ad affresco ci sono cornici in stucco modellato e dipinti e, negli angoli, quattro teste di leone con altrettanti anelli in ferro stretti nelle fauci; ad essi venivano probabilmente agganciati i lampadari. L’ornamentazione pittorica cinquecentesca prosegue anche nei salottini confinanti con figure ed episodi tratti dalla mitologia e dalla storia romana. La cosiddetta sala delle stagioni è di grande fascino: dalle lunette alla base del soffitto si affacciano Giove, Saturno, Apollo, Venere e Marte, Diana, Mercurio e Cupido e le allegorie delle stagioni. Gli spazi pittorici figurati sono incorniciati da un ricchissimo intreccio di rami, foglie, frutta, fiori, nastri e putti.

particolari dei motivi decorativi degli affreschi delle atre stanze dell’immobile bresciano © ph. Archivio Fondazione Casa di Dio
© ph. Matteo Marioli

Nella vicina sala del Carro dell’Aurora possiamo, invece, individuare ancora qualche snella capretta inserita nei motivi decorativi a grottesche.
Commissionati da Leandro Averoldi , questi dipinti costituiscono uno dei punti nodali della cultura pittorica bresciana fra Rinascimento e Manierismo poiché vi operano due personalità artistiche di primo piano come Girolamo Romanino (1484/1487-1560) e Lattanzio Gambara (1530 circa-1574 )in momenti topici della loro parabola artistica: il primo è ormai giunto alla fine della sua carriera, mentre il secondo è agli esordi della sua attività. Alla qualità esecutiva si aggiunge, poi, anche la rarità iconografica per Brescia e il suo territorio: si tratta, infatti, di uno dei pochi esempi rimasti di pittura di soggetto profano e mitologico risalente al XVI secolo.

 

La facciata esterna di Palazzo Averoldi © ph. Matteo Marioli

 

Palazzo Averoldi © ph. Matteo Marioli

LO SAPEVATE CHE… In quanto erede del patrimonio mobile e immobile dei Pii Luoghi bresciani, la Fondazione Casa di Dio può vantare un interessante e variegato patrimonio di interesse storico, artistico, architettonico, archivistico e bibliografico, proveniente dalle chiese e dagli ambienti di cura dei Pii Luoghi bresciani.
Palazzo Averlodi, tra i luoghi del cuore del FAI, è rimasto di proprietà della famiglia committente (la famiglia Averoldi) fino agli anni trenta del Novecento quando è stata acquistata dalla Fondazione Casa di Dio che oggi, nel massimo rispetto dei protocolli anti Covid-19, mette a disposizione le sale affrescate e i servizi per convegni, master, esposizioni e mostre.

 

 

Fondazone Casa di Dio
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Indirizzo mail: urp@casadidio.eu
Sito: www.casadidio.eu/patrimonio
Si ringrazia la Fondazione Casa di Dio per il contributo fornito all’articolo con l’apporto di alcune fotografie del suo archivio fotografico.

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